Urna di San Bernardino da Siena
Cappella di San Bernardino
Autore: Bartolomeo (XVI secolo), Raffaele (1540-1584) e Gaspare (XVI secolo-XVII secolo) Romanelli; Giuseppe Montini ed Emidio Ciferri (XVIII-XIX secolo); Giuseppe Cardilli, Alfredo Cortelli ed Esterino Bequadro
Titolo: Urna di San Bernardino
Data: 1550; 1799; 1945
Collocazione: Cappella di San Bernardino
Stato di conservazione: Buono
Tecnica e materia: Intarsio in legno di noce dorato; argento e cristallo
Descrizione
Nella primitiva cassa il corpo del Santo rimase dal 1472 – anno della traslazione delle spoglie dalla chiesa di San Francesco al Palazzo – al 1481 in un’urna di cristallo con fasce d’oro e d’argento benedetta da papa Sisto IV. Dal 22 maggio 1481 il corpo di san Bernardino fu collocato in una magnifica urna in argento massiccio, sorretta da quattro cervi e sulla cui sommità recava l’immagine del santo che presenta il re Luigi XI alla Madonna, fu fatta realizzare – per un voto personale – proprio dal sovrano di Francia. Quando Filiberto di Châlons principe d’Orange nel 1529 riconquistò L’Aquila a seguito di una rivolta antispagnola, impose una forte ammenda alla città sicché gli aquilani per pagare la taglia furono costretti a privarsi anche dei tesori custoditi nelle chiese e tra questi la cassa argentata del Santo che venne fusa.
Nel 1550 fu costruita a spese della città una nuova urna di argento con figure a rilievo che posava sopra otto branche leonine, tale pregiato lavoro fu eseguito dai valenti cesellatori ed orafi aquilani Bartolomeo, Gaspare e Raffaele Romanelli, di tale opera Salvatore Massonio e il francescano Luca Wadding hanno tramandato incisioni e descrizioni analoghe: nella parte anteriore vi erano tre nicchie con altrettante statue d’argento, nella più grande che era la centrale si trovava la Madonna con il Bambino, nella destra san Francesco e nella sinistra san Bernardino; in quelle laterali trovavano spazio i protettori della città san Pietro Celestino e san Massimo d’Aveia. Tra otto pilastrini, nell’intercolumnio vi erano il Cristogramma e figure di martiri; infine, un pinnacolo con incisioni su cui sedeva un’aquila.
Tra 1798 e 1799 i francesi invasero il regno di Napoli e giunti all’Aquila asportarono l’urna – che era stata restaurata nel 1710 e che aveva accolto il beato Vincenzo dell’Aquila tra i santi protettori – lasciando solo la piccola scultura d’argento raffigurante l’aquila che adornava la cassa e che tuttora si conserva sull’attuale sarcofago. Dal 21 aprile del 1800 il corpo fu inserito in una nuova cassa di legno di noce intagliata da Giuseppe Montini mantovano e dorata da Emidio Ciferri; nel 1945 fu realizzata una nuova urna dall’orafo Giuseppe Cardilli su disegno di Esterino Bequadro e Alfredo Cortelli, che fu richiesta dall’arcivescovo aquilano Carlo Confalonieri e poi benedetta da papa Pio XII. Attualmente l’urna climatizzata di cristallo che custodisce le spoglie del Santo è inserita nella cassa lignea dorata datata 1799.
Bibliografia di riferimento
Angelo Leosini, Monumenti storici artistici della città di Aquila e i suoi contorni: colle notizie de’ pittori, scultori, architetti ed altri artefici che vi fiorirono, Francesco Perchiazzi Editore, L’Aquila 1848, pp. 207-212
Vincenzo Bindi, Artisti abruzzesi, [De Angelis e figlio, Napoli 1883], ed. anastatica Arnaldo Forni Editore, Bologna 1970, pp. 243-246
Giuseppe Rivera, Il B. Vincenzo dall’Aquila e i suoi tempi: nel IV centenario della sua morte, Giuseppe Mele Tipografo-Editore, L’Aquila 1904, p. 105
P. Lorenzo Di Virgilio O. F. M., La basilica di S. Bernardino a L’Aquila. Storia ed arte, Arte della Stampa, L’Aquila 1950, pp. 95-98
Umberto Chierici, La Basilica di S. Bernardino a L’Aquila, a cura della Cassa di Risparmio dell’Aquila, Progetto Fotocolor e Stampa Sigla Effe, Genova 1964
Antonella Lopardi e Graziella Mucciante, La basilica di San Bernardino, nella collana «Quaderni didattici» della Soprintendenza ai B.A.A.A.S. per L’Abruzzo, n. 4, 1987, pp. 47-49; p. 77
Maurizio D’Antonio e Michele Maccherini, La basilica di San Bernardino all’Aquila e i suoi tesori d’arte, Carsa Edizioni, Pescara 2020, pp. 51-53