Volta
Sagrestia
Autore: Donato Teodoro (1699-1779)
Titolo: La glorificazione di Cristo e della Vergine tra santi francescani
Data: 1738
Collocazione: Volta della sagrestia
Stato di conservazione: Buono
Tecnica e materia: olio su tela
Iscrizioni : DONATUS THEODORO THEATIN[O] P. 1738.> Donato Teodoro Teatino dipinse nel 1738
Descrizione
Sulla volta della sagrestia – ambiente realizzato nel Settecento ospitante semplici ma massicci armadi in legno di noce, di cui uno sormontato da un monogramma – si può ammirare, entro una cornice di stucchi, una tela dalla forma polilobata alternativamente concava e convessa raffigurante una Glorificazione di Cristo e la Vergine tra santi francescani, firmata da Donato Teodoro Teatino e datata 1738. L’opera si presenta tutt’ora in buone condizioni di conservazione.
La composizione è articolata su tre livelli; nel superiore è il Padre Eterno, raffigurato con il nimbo triangolare e circondato da angeli, mentre, in uno squarcio di luce che apre le nubi, scende la colomba dello Spirito Santo. Al centro Cristo, seduto su solide nubi e coronato di luce, sostiene la croce alludente al sacrificio da lui compiuto per la salvezza degli uomini; alla sua destra è in ginocchio la Madonna, avvolta in sovrabbondanti panneggi, e con lo sguardo rivolto verso l’alto, quasi estatico. Forse meglio che altrove, proprio nella fisionomia della Vergine si può riscontrare l’influsso che il Cenatempo dovette avere sulla pittura del pittore teatino.
Alla sinistra di Gesù prendono posto due santi francescani, rispettivamente San Bernardino e presumibilmente San Francesco.
Nel livello inferiore San Giovanni da Capestrano siede su una pietra sulla sinistra, reggendo la bandiera crociata, nel mezzo un angelo sostiene il trigramma bernardiniano, mentre sulla destra San Giacomo sostiene il calice con il sangue di Cristo. Un puttino mostra infine la tavoletta con la firma e la data dell’opera. Come suddetto, la tela presenta la data del 1738 e, prestando fede a quanto riportato da Di Virgilio, segue dunque di solo un anno la costruzione di quella che è l’odierna sagrestia (Di Virgilio, 1950, p. 130).
La pittura si presenta chiara e luminosa. I panneggi, dalle pieghe particolarmente spigolose – non a caso definite “di cartone” dal Bindi (Bindi (1883), 2010, p. 220) – e profonde, avvolgono corposi i corpi sottostanti, talvolta più celandoli che non mettendoli davvero in evidenza. In generale la tela si presenta sovraffollata e movimentata, ancora alla ricerca di scorci e sfondamenti, ponendosi dunque entro una tendenza ancora tutta tardobarocca.
Donato Teodoro, nato a Chieti, fu un pittore dalla lunga vita e dalla produzione particolarmente prolifica. Sue opere si ritrovano numerose anzitutto nel luogo d’origine, ma sparse pure in molte chiese dell’Abruzzo tanto costiero quanto appenninico. All’Aquila il Teatino realizzò pure fatti della vita di San Massimo per la cattedrale, testimoniati accanto ad un’opera del Cenatempo, dietro l’altar maggiore. Le fonti tendono generalmente a lodare la sua ardita fantasia, ma si mostrano per lo più concordi su alcune carenze e su una qualità tutto sommato mediocre della sua pittura, difetti che sarebbero dovuti a mancati viaggi nella capitale del Regno o nella città dei papi.
Bibliografia di riferimento
Vincenzo Bindi (1883), Dizionario degli artisti abruzzesi, REA Edizioni, L’Aquila 2010, p. 220.
Matilde Oddo Bonafede, Guida della Città di Aquila, Tipografia Aternina, Aquila 1888, p. 126.
Luigi Serra, Aquila monumentale, Unione arti grafiche, Aquila 1912, p. 91.
Lorenzo Di Virgilio, La Basilica di S. Bernardino a L’Aquila. Storia ed arte, Arte della Stampa, L’Aquila 1950, p. 130.
Gaetano Meaolo, Camillo Gasbarri, Donato Teodoro, pittore teatino (1699-1779), Marino Solfanelli editore, Chieti 1986, pp. 16, 20, 26, 27, 33.
Maurizio d’Antonio e Michele Maccherini, La basilica di San Bernardino all’Aquila e i suoi tesori d’arte, CARSA, Pescara 2020, p. 42.