Serie di tele della Bottega di Francesco Bedeschini
Sagrestia
Autore: Bottega di Francesco Bedeschini
Titolo: Cristo Redentore, San Ludovico re, San Pietro d’Alcantara, San Bernardino da Siena, San Francesco d’Assisi, San Bonaventura, Sant’Antonio da Padova, San Diego, Beato Giovanni da Capestrano, Beato Giacomo della Marca
Data: 1654
Collocazione: Sagrestia
Stato di conservazione: Buono
Tecnica e materia: olio su tela
Descrizione
Le pareti della sagrestia ospitano una serie di tele raffiguranti santi francescani, stilisticamente ed iconograficamente (per la scelta delle figure singole) affini alla bottega dei Bedeschini e – per questioni cronologiche – nello specifico a quella di Francesco, figlio di Giulio Cesare, ed artista essenziale del secondo Seicento aquilano. Le tele si presentano in buone condizioni di conservazione. Solo una di esse, quella con San Ludovico re, risulta datata – al 1654 – ma si può estendere la stessa datazione a tutta la serie, essendo, questa, con tutta probabilità esito di una medesima commissione.
Ogni santo si erge a figura intera, al di sotto di un semplice arco a pieno centro, che si apre su un paesaggio. L’identificazione è assicurata dai nomi scritti, in lettere dorate, sui piedritti degli archi, ma pure gli attributi consentono un facile riconoscimento.
Oltre ovviamente a San Francesco stimmatizzato, al Santo titolare della basilica ed ai suoi più vicini confratelli – l’allora ancora beati Giacomo della Marca (con il calice contenente il sangue di Cristo) e Giovanni da Capestrano (sempre con la bandiera crociata) – sono raffigurati San Ludovico re (con corona, mitra e scettro con il giglio), Sant’Antonio da Padova (con un mazzo di gigli, il piccolo Gesù ed il libro) ed ancora San Pietro d’Alcantara, San Bonaventura e San Diego d’Alcalà.
Una tela di diverso soggetto, ma sempre ascrivibile alla stessa bottega, è quella con il Cristo Redentore. Il Cristo, dalla corporatura particolarmente salda ed ampia, si erge sul sepolcro appoggiandosi alla croce, con le stimmate ben in evidenza. Dalla piaga sul costato scendono rivoli di sangue che arrivano a bagnare il corto perizoma, annodato su un fianco, e scandito da sottili e fitte pieghe. In questo caso la figura non è in piedi sotto un’architettura, bensì emerge da un fondo scuro. Più volte citata nelle fonti, questa tela è spesso attribuita al Cardone, sebbene si presti invece ad essere affiancata alla serie dei santi.
Bibliografia di riferimento
Vincenzo Bindi (1883), Dizionario degli artisti abruzzesi, REA Edizioni, L’Aquila 2010, pp. 42-43.
Angelo Signorini, L’archeologo nell’Abruzzo ulteriore secondo ovvero Prospetto storico intorno i monumenti antichi e moderni, le vicende civili e religiose, le scienze le lettere e le arti belle della provincia e città di Aquila, Tipografia Grossi, Aquila 1848, p. 221, nota 1.
Lorenzo Di Virgilio, La Basilica di S. Bernardino a L’Aquila. Storia ed arte, Arte della Stampa, L’Aquila 1950, pp. 130-139.
La Basilica di San Bernardino, Soprintendenza ai B.A.A.A.S. per l’Abruzzo, L’Aquila 1987, pp. 53 e 55.
Luca Pezzuto, Novità su alcuni petits mâitres del Seicento tra L’Aquila, Roma e Ascoli Piceno: Francesco Bedeschini, Cesare Fantetti, Ludovico Trasi in Horti Hesperidum, Roma 2014, fascicolo I, pp. 147-205, pp. 161-164.
Michele Maccherini, La pittura all’Aquila alla fine del Cinquecento e la formazione di Giulio Cesare Bedeschini in Il restauro della Crocifissione di Santa Maria delle Grazie a Calascio e la pittura all’Aquila tra ‘500 e ‘600, L’Una, L’Aquila 2015, pp. 95-106.
Marco Vaccaro, Considerazioni sull’attività di Aert Mijtens in Abruzzo e sulla formazione dei fratelli Bedeschini in Ricerche sull’arte a Napoli in età moderna. Saggi e documenti, Fondazione De Vito, 2015, pp. 74-78.
Maurizio D’Antonio e Michele Maccherini, La basilica di San Bernardino all’Aquila e i suoi tesori d’arte, CARSA, Pescara 2020, p. 42.