La basilica
descrizione e storia costruttiva
Il Gonfalone della città dell’Aquila (1579) di Giovanni Paolo Cardone. Particolare con i santi Pietro Celestino V (a sinistra) e Bernardino (a destra) che con Massimo ed Eutizio reggono la città. Poco sopra san Bernardino è ben visibile la struttura della basilica con il convento sul fianco destro e, dietro la cupola, il campanile con le due celle finestrate sovrapposte.
La basilica è costituita da un corpo longitudinale a tre navi con cappelle laterali, innestato su un corpo ottagono coperto da una alta cupola su tamburo finestrato con alla base quattro cappelle radiali e una lunga abside. L’attuale aspetto interno è il frutto del rifacimento settecentesco seguito al terremoto del 1703 e, per quanto concerne le navi minori, dei lavori eseguiti nella prima metà del Novecento che hanno modificato l’architettura delle navate minori stesse inserendo trabeazioni in corrispondenza dei pilastri e frazionando la volta continua in tante minori.
La Basilica di San Bernardino, una delle più alte espressioni dell’architettura religiosa in Abruzzo, è stata costruita nella seconda metà del Quattrocento per custodire ed onorare il corpo del Santo morto all’Aquila nel 1444. Il 20 settembre del 1451 papa Nicolò V emise la bolla che autorizzava l’erezione della basilica con annesso convento e il 28 luglio del 1454 san Giacomo della Marca, in qualità di commissario pontificio per la fabbrica, disegnava al suolo il perimetro del tempio. A partire dal 2 agosto dello stesso anno furono stipulati i contratti per l’esecuzione dei lavori, che procedettero dall’abside verso la facciata, con due gruppi di maestranze: lombarde e di Cava dei Tirreni. La chiesa fu cioè divisa in due sottocantieri secondo l’asse longitudinale. I mastri cavensi si occuparono del lato sinistro, mentre i lombardi costruirono il destro verso il convento. In tal modo si dimezzarono i tempi di realizzazione. Il luogo prescelto, scarsamente edificato, fu ottenuto dai frati attraverso la donazione o l’acquisto di case e terreni e nell’arco di alcuni anni arrivò ad occupare una superficie di 26.000 mq estendendosi fino alle mura urbiche della vicina porta Leoni. La chiesa di Sant’Alò, che si trovava dove ora è l’abside della basilica, fu demolita e le pietre riusate nella costruzione del complesso. Direttore dei lavori e probabilmente anche progettista fu frate Francesco di Paolo dell’Aquila sostituito dal 1488 da frate Ambrogio. La maestosa costruzione del tempio e del grande convento fu sostenuta dalle generose offerte, provenienti dall’Italia e dalla Germania, di tanti fedeli e di illustri e facoltosi personaggi come re Alfonso, la contessa di Celano, la vedova di Antonuccio Camponeschi, il cardinale Agnifili.
L’architettura della primitiva chiesa quattrocentesca, di chiara derivazione gotica con archi, monofore e bifore a sesto acuto, pilastri ottagoni, seguiva uno schema planimetrico costituito, come oggi, da un corpo a tre navi con cappelle laterali, innestato su un corpo ottagono coperto da una alta cupola su tamburo illuminato da bifore e dilatato alla base da cappelle radiali e un’abside allungata coperta da una volta nervata e scandita da paraste poligonali. Così come paraste e nervature poligonali caratterizzavano l’architettura delle cappelle laterali di pianta quadrangolare a destra e poligonali a sinistra. Le navate erano coperte da un soffitto ligneo. La cupola aveva dimensioni analoghe all’attuale, il campanile era più alto con due celle finestrate sovrapposte ed un tetto slanciato a piramide ricoperto di piombo. Sul fianco orientale della basilica si estende l’edificio conventuale costruito attorno a quattro chiostri cui un tempo era annesso un orto molto esteso che raggiungeva le mura orientali della città.
La pianta cinquecentesca di Girolamo Pico Fonticulano, incisa da Jean Bleau e pubblicata da Pierre Mortier ad Amsterdam. A destra, il particolare con la basilica di S. Bernardino nei pressi di Porta Leone con l’orto che si estendeva fino alle mura civiche
La notte di santa Barbara del 1461 un furioso terremoto danneggiò la chiesa in costruzione e in particolare la cupola di cui era stata appena iniziata la calotta. I lavori interrotti per due anni ripresero nel 1464 e il 17 maggio 1472 fu traslato il corpo di san Bernardino dalla chiesa di San Francesco, dove era stato custodito fino ad allora, nella nuova basilica e deposto nella cripta della cappella a lui dedicata. Alla traslazione parteciparono circa 2000 frati dell’Osservanza, riuniti all’Aquila in occasione del Capitolo Generale. Al momento della traslazione restavano da completarsi i lavori della cupola, una porzione del campanile, il pavimento della chiesa, mentre il convento era stato appena ultimato. La cupola fu infatti terminata nel 1489 e nel 1492 coperta con lastre di piombo. Nel 1505 fu completato il mausoleo di Silvestro che custodisce le spoglie di san Bernardino e tra il 1525 e il 1542 fu realizzata da Cola dell’Amatrice la facciata della basilica.
Nel 1703 un terremoto provocò il crollo della cupola e di parte del campanile. La cupola fu ricostruita dai frati su progetto dell’architetto Giovan Battista Contini mentre il campanile fu sistemato senza ricostruire l’ultima cella crollata. L’interno fu riconfigurato rivestendo le murature di una fodera con cornici e lesene dando un nuovo aspetto aggiornato alla sensibilità dell’epoca. Gli archi a sesto acuto divennero a tutto sesto e anche i pilastri furono rivestiti trasformando la sezione da ottagona a cruciforme. Le bifore furono convertite in finestre quadrangolari. Qualche anno dopo le strutture di sostegno della cupola iniziarono a cedere e l’architetto Filippo Barigioni, chiamato dai frati, fece ricostruire i due pilastri dell’arco di innesto tra la navata maggiore e la zona cupolata e rinforzò anche quattro degli otto archi che sostenevano il tamburo, in modo alternato, riducendo l’altezza e l’ampiezza del vano arcuato di ingresso alle cappelle e inserendo un ulteriore arco a quota inferiore, dissimulando il tutto con l’inserimento di un coretto per ogni arco.
Della primitiva chiesa rinascimentale, che si conserva in gran parte sotto la fodera settecentesca, sono visibili alcune testimonianze come i capitelli e gli archi di ingresso alle cappelle dell’Ecce Homo e di Sant’Antonio dei miracoli, lacerti di capitelli e paraste nel coro, la cappella gotica, le due paraste dell’arco di ingresso della cappella del Terz’Ordine e infine nel primo pilastro sulla destra entrando si possono notare porzioni dell’originaria colonna ottagonale rivestita dalla muratura settecentesca.
I due capitelli rinascimentali rinvenuti nell’aria absidale durante i recenti lavori di riparazione dopo il sisma del 2009. A destra uno dei capitelli in pietra all’ingresso della cappella dei Miracoli di S. Antonio.
Veduta aerea della basilica di S. Bernardino all’Aquila in una foto dei primi anni ’90 del Novecento.
La facciata rinascimentale della basilica. Foto di Roberto Monasterio, CARSA Edizioni