Introduzione
«In Iesu nomine omnia antiqua nova facta sunt»
La facciata della basilica di S. Bernardino con la nuova suggestiva illuminazione notturna realizzata dopo i recenti lavori di restauro. Foto Paolo Baglioni-CARSA Edizioni.
Riesce difficile sottrarsi alla forza suggestiva che esercita sulla mente il gioco di sottili, inedite corrispondenze tra fatti e accadimenti che, nell’economia di un percorso di vita individuale, il lucido governo del raziocinio umano faticherebbe a collegare in
un ordine sequenziale di situazioni causalmente disposte. Per inclinazione personale, educazione ricevuta o coltivata o anche solo scelta consapevolmente deliberata, è noto, simili interrogativi si risolvono sul piano della fede religiosa in un superiore disegno provvidenziale oppure continuano a mulinare nelle plaghe dell’indagine filosofica a finale aperto, quando non si lasciano dipendere dall’azione libera del caso fortuito. Quale che sia la chiave interpretativa di lettura preferibile per ciascuno di noi, tuttavia, è obiettivamente innegabile che residui in tutti un sottile senso di spontanea meraviglia sulla mano invisibile capace di creare convergenze
così singolari. Non da molto tempo sono stata immessa, infatti, nell’esercizio delle funzioni di Prefetto dell’Aquila, provenendo da un’analoga esperienza istituzionale di servizio reso nella provincia di Grosseto, vale a dire proprio quella Maremma toscana nei cui confini ebbe i natali il Santo Predicatore, al secolo Bernardino degli Albizzeschi, al cui nome è dedicato, per il fatto di ospitarne le sacre spoglie, la maestosa Basilica aquilana magistralmente illustrata, in parole e immagini, nella pregevole pubblicazione editoriale. Da Grosseto direttamente approdata nella città abruzzese dove il frate francescano, dopo lungo peregrinare, concluse la sua vita terrena, allora, non senza un empito di comprensibile emozione – o, forse, di malcelata commozione –, vivo personalmente l’onore di poter concorrere io stessa con il mio piccolo contributo a celebrare la giusta letizia della comunità aquilana tutta, cui oggi si restituisce, nel pristino splendore di un tempo, la solennità sacrale ed estetica di uno dei suoi più vistosi e ammirati gioielli di architettura ecclesiastica.
La circostanza che la Basilica di San Bernardino all’Aquila rientri nel patrimonio del Fondo Edifici di Culto (FEC), riconducibile alle competenze istituzionali del Ministero dell’Interno, non è, pur nell’essenzialità della sua rilevanza, fatto idoneo a esaurire la pluralità composita delle corrispondenze emergenti. La conoscenza della vita che condusse San Bernardino, infatti, offre occasione utile per un’alta meditazione sul senso dell’esistenza umana come testimonianza esemplare di servizio e dedizione solidale al prossimo, tanto più necessaria e valevole in questa contingenza temporale, segnata dall’esperienza socialmente e umanamente drammatica di una concomitante pandemia. Ancora giovane, narrano le fonti documentali, infatti, Bernardino degli Albizzeschi abbandonò gli studi giuridici per dedicarsi all’assistenza degli ammalati e dei moribondi colpiti dalla terribile pestilenza del 1400, nel corso della quale anche egli fu contagiato. Guarito dalla malattia, trattenne in sé vivo e impresso il ricordo della sofferenza fisica e morale esperita sì da interpretarne il superamento come il segnale di un intervento superiore della Provvidenza divina, cui si sarebbe presto consacrato, entrando nell’ordine dei Frati Minori. Né si deve trascurare, nella profondità e complessità della sua azione itinerante di frate predicatore, la centralità tematica da lui attribuita all’esortazione costante alla riconciliazione e rappacificazione fra le persone e le famiglie in lite.
Era tale l’effetto sortito, presso le comunità di volta in volta visitate, dalla forza persuasiva della sua parola che, all’esito di cicli di predicazione, si procedeva persino a modificare gli statuti locali, in cui si inserivano disposizioni normative specifiche per promuovere la conciliazione tra famiglie, lacerate da sanguinarie dispute.
La figura esemplare di San Bernardino, dunque, è e deve restare, tanto più nel frangente attuale, per noi tutti suscitatrice e ispiratrice dei più alti valori e principi posti a presidio tanto della civitas quanto del consorzio umano: la salute e la concordia, reciprocamente correlati.
Sento di rivolgere ai cittadini aquilani, da novella ospite di questa terra meravigliosa, l’auspicio sincero di un illuminato rinnovamento, oggi rispecchiato, non solo simbolicamente, dalla riconquistata bellezza della Basilica cittadina.
IL PREFETTO DELL’AQUILA
Cinzia Teresa Torraco
L’affresco con la rappresentazione dei Funerali di san Bernardino che decora la cappella Bufalini nella basilica di Santa Maria in Aracoeli a Roma. La cappella conserva il ciclo di affreschi con Storie di san Bernardino da Siena realizzati dal Pinturicchio tra il 1484 e il 1486.