Cappella di San Giacomo della Marca

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Autore : Girolamo Cenatempo (documentato dal 1705 al 1742)

Titolo : San Giacomo della Marca osserva la pianta della Basilica di San Bernardino

Data: 1733

Collocazione: Cappella di San Giacomo della Marca – Cappella Bucciarelli, poi Celii

Stato di conservazione: Buono

Materia e tecnica: Olio su tela

Iscrizioni:
Cenatempus fecit 1733 > Cenatempo fece nel 1733.

Descrizione

L’opera, attualmente in buone condizioni, si trova nella prima cappella radiale di destra, intitolata a San Giacomo della Marca. È collocata all’interno di una notevole mostra in stucco bianco e dipinto ad imitazione di marmi policromi, da supporre ugualmente settecentesca. In cima sembrerebbe rappresentata, in un rilievo abbastanza alto, una scena di educazione, possiamo presumere di Maria. Sul livello inferiore si ergono le statue rispettivamente di Santa Caterina da Bologna, raffigurata con una croce ed un libro, e Santa Margherita da Cortona, con il cane ai suoi piedi; entrambe le sante sono riconoscibili, oltre che per gli attributi, tramite le sottostanti iscrizioni incise che ne certificano le rispettive identità. La cappella presenta inoltre degli stemmi che sembrerebbero attribuibili alla famiglia Celii, che da quanto traspare dalle fonti dovette essere erede di Giuseppe del Giudice. Rivera testimonia come vi dovesse essere un quadro del Cesura, dal soggetto non identificato, prima della risistemazione settecentesca della cappella, realizzato su commissione di Girolamo Bucciarelli (la cui famiglia ebbe il patronato della cappella sin dal 1565).

La tela, dalla forma superiormente centinata, raffigura un angelo intento a presentare la pianta della basilica a San Giacomo della Marca, fondatore della stessa, volendo quindi alludere al progetto come di ispirazione divina. Sopra, a formare una composizione ascendente, una Vergine con il bambino circondata da angeli e cherubini che sostengono la nube su cui ella poggia. In basso a sinistra, sotto il residuo di base di una colonna, la firma che testimonia l’autografia e la data (1733) di esecuzione dell’opera. Il lavoro si deve, così come la tela collocata frontalmente a quella in oggetto di discussione, al napoletano Girolamo Cenatempo, anche detto Cenatiempo, e si ascrive all’altezza della commissione, sempre a lui affidata, per le tele soffitto. Proprio in questi anni si colloca quello che, per quanto ne sappiamo, fu il terzo soggiorno del napoletano all’Aquila. Un soggiorno che, da quanto si può discernere dai suoi lavori, dovette coincidere con una probabile svolta stilistica, che capovolse le precedenti luminosità giordanesche – per via stilistica, ma senza alcuna conferma documentaria, si potrebbe infatti supporre un apprendistato presso Luca Giordano – in toni più scuri ed avvicinabili al Solimena. Qualsiasi supposizione sul pittore resta però appunto tale per il momento, essendo il Cenatempo totalmente dimenticato dal De Dominici, pur nella sua lunga trattazione dei giordaneschi (e potremmo dunque immaginare che il suo ruolo a Napoli non fu poi così quantitativamente rilevante come è senza dubbio stato per i numerosi lavori aquilani) ed essendo i documenti pervenuti sulla sua giovinezza molto scarsi. All’Aquila il Cenatempo dovette essere attivo per più chiese, con commissioni che spaziarono dall’affresco al dipinto mobile, e solo nella basilica bernardiniana, allora senza alcun dubbio il cantiere più fervente della città (e d’altronde lo era ormai da secoli), dovette realizzare in due fasi distinte tanto gli affreschi sulla volta della cappella del Santo titolare, quanto appunto le tele per gli altari dedicati a quelli che erano stati i confratelli a lui più vicini, San Giacomo della Marca e San Giovanni da Capestrano, ed ancora le tre tele sul soffitto del Mosca a copertura della navata centrale.

Bibliografia di riferimento

Angelo Leosini, Monumenti storici artistici della città di Aquila e i suoi contorni colle notizie de’ pittori architetti ed altri artefici che vi fiorirono, Francesco Perchiazzi Editore, Aquila 1848, p. 199.

Angelo Signorini, L’archeologo nell’Abruzzo ulteriore secondo ovvero Prospetto storico intorno i monumenti antichi e moderni, le vicende civili e religiose, le scienze le lettere e le arti belle della provincia e città di Aquila, Tipografia Grossi, Aquila 1848, p. 220.

Teodoro Bonanni, La guida storica della città dell’Aquila e dei suoi contorni, Stabilimento tipografico Grossi, Aquila 1874, p. 50.

Matilde Oddo Bonafede, Guida della città dell’Aquila, Tipografia Aternina, L’Aquila 1888, pp. 132 e 134.

Luigi Rivera, Raffaello e varie memorie attinenti all’Abruzzo e a Roma in Bullettino della Regia Deputazione abruzzese di storia patria, XI-XII, 1920-22, p. 295, nota 1.

Lorenzo Di Virgilio, La Basilica di S. Bernardino a L’Aquila. Storia ed arte, Arte della Stampa, L’Aquila 1950, p. 126.

Aniceto Chiappini, S. Giacomo della Marca e L’Aquila in Abruzzo, rivista dell’istituto di studi abruzzesi, anno V, n. 1, 1967, p. 160.

La Basilica di San Bernardino, Soprintendenza ai B.A.A.A.S. per l’Abruzzo, L’Aquila 1987, p. 65.

Maurizio D’Antonio e Michele Maccherini, La basilica di San Bernardino all’Aquila e i suoi tesori d’arte, CARSA, Pescara 2020, p. 41.

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