Mausoleo
Cappella e Mausoleo di S. Bernardino
Autore Silvestro dell’Aquila (metà XV secolo-1504), Angelo di Marco (1483-?) e Salvato Romano (1463-prima metà del XVI secolo)
Titolo Mausoleo di San Bernardino
Data 1497 ca.-1505
Collocazione Cappella di San Bernardino
Stato di Conservazione Buono
Tecnica e materia Scultura in pietra bianca e pietra rossa
Descrizione
Lo splendido mausoleo in pietra bianca – in un buono stato di conservazione a seguito del restauro conclusosi nel 2017 – contenente le esequie di san Bernardino, venne commissionato da Jacopo di Notar Nanni a Silvestro dell’Aquila e alla sua bottega alla fine del Quattrocento per sostituire l’originale altare a cassa, rappresenta la summa delle notevoli capacità artistiche possedute dal maestro aquilano. I lavori cominciarono all’incirca nel 1497 e si conclusero nel 1505, un anno dopo la morte di Silvestro e di Jacopo. Il termine mausoleo venne scelto poiché, come ricorda la lapide commemorativa posta nel retro del monumento, l’opera per la sua magnificenza era avvicinata alla tomba del tiranno Mausolo di Alicarnasso realizzata dai migliori scultori greci, quali Briasside, Timoteo e Skopos nel IV secolo a.C.
Silvestro, assieme ai collaboratori Angelo di Marco (suo nipote ed erede) e Salvato Romano, pensò ad una pianta quadrangolare che alludesse tanto ad un tempio classico decorato con paraste e candelabre, che ad un altare rinascimentale avente la fronte ad arco. Si tratta di uno dei pochi esempi di tomba isolata di carattere monumentale del XV secolo. Sulla fronte, nella lunetta trova posto il Dio padre benedicente circondato da cherubini, inferiormente san Giovanni Battista, la Commendatio Animae formata dalla Madonna col Bambino, san Bernardino con il donatore e Giovanni da Capestrano, sulla destra conclude la celeste teoria san Giovanni evangelista. Nel livello sottostante si vedono a sinistra san Pietro e a destra san Paolo, al centro è possibile scorgere il corpo del santo attraverso la grata: questa era chiusa da quattro tele realizzate all’incirca nel 1630 dalla bottega di Giulio Cesare Bedeschini († 1627), anteriormente vi erano quelle raffiguranti San Bernardino risana uno storpio e I funerali di san Bernardino, posteriormente trovavano posto invece la Preghiera di san Bernardino alla Porta di Camullia e Bernardino da Siena distribuisce l’elemosina (tutte conservate nel convento aquilano di San Giuliano); doveva esserci anche una tavola raffigurante il ritratto del santo. Sul lato destro del mausoleo, un fregio decorativo con lo stemma del donatore – la torre del suo paese natale, Civitaretenga – separa l’apertura dalla base dove troviamo due lapidi dedicate a san Bernardino e a Jacopo. Nella zona posteriore si vede in alto il Cristo con gli strumenti della Passione, sotto vi sono i santi Sebastiano e Caterina d’Alessandria, al centro una lunga epigrafe ripercorre le vicende principali della basilica, nell’ultimo livello troviamo i santi Francesco d’Assisi e Antonio da Padova, separata dal fregio è la base con due lapidi, una come già detto relativa all’esaltazione dell’opera e l’altra dedicata a san Bernardino.
Le figure scolpite con accuratezza da Silvestro hanno una fisicità evidente, sono plastiche e costruite nello spazio, le aureole sono tronchi rovesciati che dànno un’idea prospettica ad elementi tipicamente bidimensionali, nei ritratti si scorge la sua formazione fiorentina legata alle opere di Desiderio da Settignano (1428-1464) e Antonio Rossellino (1427-1479). Le nicchie non contengono i santi (alcuni privi di attributi iconografici a causa dei sismi), questi si proiettano verso l’esterno e spesso superano anche lo spazio delle loro basi, una soluzione che lo scultore può aver studiato nelle opere romane di Andrea Bregno (1418-1506). Le decorazioni antichizzanti – nelle quali si ritrovano forme aniconiche e mitiche creature – si ispirano invece a quelle realizzate da Ambrogio Barocci nel Palazzo Ducale di Urbino.
La mano di Salvato Romano può essere rintracciata nel levigatissimo e semplificato Cristo con gli strumenti della Passione e nel rilievo principale con il committente presentato alla Vergine: quest’ultima raffigurazione non sarebbe stata prevista nel progetto originario, fu realizzata dopo la morte di Jacopo e Silvestro, poiché secondo il diritto canonico non era possibile raffigurare in vita il donatore, è probabile che in origine nella fronte dovesse trovar posto una gloria del santo senese; inoltre, se non fosse venuto a mancare anche Silvestro, difficilmente sarebbe stato affidato ad un aiuto il rilievo principale.
Bibliografia di riferimento
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Pavla Langer, Quattro tele attribuite a Giulio Cesare Bedeschini per il mausoleo di San Bernardino da Siena all’Aquila, in I sensi dell’Arte e della Fede: 600 anni del Convento di San Giuliano, a cura di Luigi Federici, AquilArtes, L’Aquila 2015, pp. 27-29
Pavla Langer, Il Mausoleo di San Bernardino all’Aquila: funzione, iconografia, tipologia, in L’Osservanza minoritica dall’Abruzzo all’Europa: atti del convegno, L’Aquila – Convento di San Giuliano 23-24 ottobre 2015, a cura di Lorella Aliucci, Maria Rita Berardi, Walter Capezzali e Valeria Valeri, Libreria Colacchi, L’Aquila 2019, pp. 545-600
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Michele D’Antonio e Michele Maccherini, La basilica di San Bernardino all’Aquila e i suoi tesori d’arte, Carsa Edizioni, Pescara 2020, pp. 48-51
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