Adorazione dei pastori

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Cappella della Natività

Autore: Pompeo Cesura (L’Aquila 1530/35 – Roma 1571)

Titolo: Adorazione dei pastori

Data: 1566

Collocazione: Cappella Ciampella

Stato di conservazione: Buono

Tecnica e materia: olio su tela

Iscrizione: «Fratres de Ciampella voluntati defuncti fratris paravere Anno Domini MDLXVI»: i fratelli Ciampella per volontà del fratello defunto collocarono nell’anno del signore 1566

Descrizione

La tela, oggi in buono stato di conservazione, commissionata per volontà testamentaria da Lattanzio Ciampella nel 1565 fu realizzata l’anno successivo da Pompeo Cesura incaricato dai fratelli del defunto, come testimonia l’iscrizione posta in calce al dipinto affiancata dall’emblema della famiglia costituito da tre ciambelle dorate su sfondo azzurro.

La composizione, complessa e affollata, vede al centro la Vergine, a mani giunte, adorante, mentre guarda affettuosamente il Bambino adagiato su un morbido lenzuolo bianco che ricambia lo sguardo tendendo le braccia verso di lei mentre è vegliato dal bue e dall’asino, che si intravedono appena, dietro l’imponente figura di San Giuseppe, ricurvo, raffigurato di profilo, coperto da un cangiante manto rosa, mentre anche lui con le mani in preghiera osserva il figlio.

I pastori giungono portando con sé capretti e agnelli, hanno volti rustici e corporature possenti, si accalcano, si guardano, comunicano tra loro, circondano la famiglia osservando attoniti il Bambino.

L’alba sullo sfondo rischiara il paesaggio montuoso creando un contrasto cromatico con l’ambientazione notturna che dona un’atmosfera ombrosa alla scena e cela l’architettura sulla sinistra, a coronamento del dipinto l’apparizione di cherubini che reggono un cartiglio recante la scritta: Gloria in axcelsis deo,  gloria a Dio nel più alto dei cieli.

La cappella Ciampella si presenta oggi nella veste settecentesca, una mostra in stucco impreziosita da motivi vegetali contorna la tela, sulla sinistra l’allegoria della povertà, sul lato opposto quella dell’umiltà e in alto un’iscrizione dal vangelo di Giovanni: Verbum caro factum est, tradotto: e il verbo si fece uomo.

In quest’opera possiamo ricavare le influenze che l’artista subì durante la formazione romana guardando le opere di Raffaello e di Michelangelo, quest’ultimo evidente nei corpi poderosi e nella posa serpentinata della Vergine, ma plasmandosi attraverso le produzioni dei seguaci dei due grandi maestri, tra cui Daniele da Volterra, da cui deriva quel caricato gigantismo post michelangiolesco, Pellegrino Tibaldi, Taddeo Zuccari e Francesco Salviati, da cui riprende la figura della canefora che si affaccia sula sinistra del dipinto, una citazione della Visitazione dell’Oratorio di San Giovanni Decollato a Roma.

Bibliografia di riferimento

Alessandro Angelini, Pompeo Cesura tra Roma e l’Aquila, in «Prospettiva » 98-99, aprile luglio 2000, pp. 106-109

Ferdinando Bologna, Roviale spagnolo e la pittura napoletana del Cinquecento, Edizioni scientifiche italiane, Napoli, 1959, p. 97

Lucia Arbace, Pompeo Cesura e Orazio De Santis: indagini intorno all’Adorazione dei pastori e un S. Girolamo di cartapesta, Editori Paparo, Roma, 2018 , pp. 23-25

Maria Rosa Pizzoni, Gli aggiornamenti romani di Pompeo Cesura, in M. Corso, A. Ulisse (a cura di), L’Autunno della maniera, studi sulla pittura del tardo Cinquecento a Roma, Officina libraria, Milano, 2018, pp.43-44.

Maurizio D’Antonio e Michele Maccherini, La basilica di San Bernardino all’Aquila e i suoi tesori d’arte, Carsa edizioni, Pescara 2020, p.55

Michele Maccherini, Pompeo Cesura, in M. Maccherini (a cura di), L’Arte aquilana del rinascimento, L’Una, L’Aquila, 2010, pp. 195-199

Luigi Rivera, Raffaello e varie memorie attinenti all’Abruzzo e a Roma, in “Bullettino della Regia Deputazione di Storia Patria”, XI-XIII, 1920-1922, p. 59

Angelo Leosini, Monumenti storici artistici della città di Aquila e suoi contorni : colle notizie de’ pittori, scultori, architetti ed artefici che vi fiorirono, Perchiazzi editore, Aquila, 1848, p. 201

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